martedì 28 giugno 2011

Trasparenza, semplificazione, razionalizzazione: tra il dire e il fare.....


Si continua a parlare di “trasparenza”, di “razionalizzazione”, di “efficienza” ma alle parole d’ordine che tendono a qualificare l’esigenza di una nuova e migliore pubblica amministrazione non sembrano corrispondere azioni, dati e comportamenti che puntino a realizzare le nuove e condivisibili aspirazioni.
L’idea del “piano delle performances” del ministro Brunetta sembra essere stata accolta, purtroppo, con la solita logica dell’adempimento formale e non con logiche di miglioramento effettivo.
Il problema sembra originare proprio dalla classe politica che arringa le masse puntando il dito contro le inefficienze, gli sprechi e la cattiva burocrazia ma che quando è chiamata a definire e pubblicare in modo trasparente il proprio programma di governo perde terreno perché, come dicevano i nostri avi, “verba volant, scripta manent” e non è sempre facile passare dagli spot elettorali ai provvedimenti amministrativi.
La difficoltà non sta tanto nello scrivere e pubblicare sul sito istituzionale (e non su quello di partito!) i punti salienti del programma politico che ha attirato il consenso degli elettori ma nel dover declinare i punti del programma in obiettivi strategici per i manager pubblici.
Lo spoil system va di moda (e non c’è nulla di male!) ma la scelta del manager che sta a fianco dell’amministratore non sempre privilegia l’esperienza, la capacità e la competenza e non è infrequente la scelta di un “amico di partito” al quale, è ovvio, si cerca di non arrecare troppo danno.
Se l’obiettivo politico si traducesse in un obiettivo strategico ambizioso e, come si usa dire in gergo, “performante”, si correrebbe il rischio di mettere il manager nelle condizioni di non poterlo raggiungere: questo farebbe fare brutta figura all’amministratore e farebbe perdere al manager i sostanziosi incentivi che il contratto lega al raggiungimento degli obiettivi assegnati.
Tutto ciò, secondo il ministro Brunetta, dovrebbe essere pubblicato sul sito web istituzionale e potrebbe essere sconveniente doversi giustificare con i cittadini per i ritardi o le difficoltà di attuazione del programma politico ma anche per aver scelto, tra i possibili candidati, un manager che si è rivelato incapace o non all’altezza del compito assegnato.
La questione si complica ulteriormente quando si scende nell’organigramma della struttura. Gli obiettivi di alto livello assegnati al manager vengono ovviamente “spezzettati” in obiettivi operativi assegnati ai vari dirigenti delle strutture sottoposte che, a loro volta, assegnano le attività ai loro collaboratori e ne verificano lo svolgimento.
Anche questo dovrebbe apparire su internet perchè la politica ha da tempo deciso che il cittadino deve poter sapere chi è il responsabile del procedimento che lo riguarda, dove giace la sua richiesta e perché non si è ancora concluso l’iter.
Tutto giusto. Ma se c’è confusione al vertice come si fa?
E’ semplice:
  1. si produce un bel documento roboante contenente le parole chiave “trasparenza”, “razionalizzazione”, “efficienza” ecc. ma sufficientemente elusivo sugli obiettivi o, meglio, individuando obiettivi che fanno parte della “routine”, meglio ancora se già raggiunti (così non si rischia!).  Ce n’è uno anche nel ministero di Brunetta.
  2. Il documento di indirizzo politico dell’Amministrazione non è il caso di pubblicarlo perché gli elettori lo conoscono già, se la maggioranza di essi ha votato l’amministrazione in carica;
  3. gli obiettivi per i manager si preparano a luglio o agosto e sono inevitabilmente poco “performanti” perché, visti i pochi mesi a disposizione, non sarebbe possibile fare diversamente. E così a cascata per i dirigenti delle strutture più semplici e per il personale “in toto”.
  4. Il curriculum dei manager scelti dall’Amministrazione viene pubblicato sul sito in forma sintetica (d’altra parte si persegue l’obiettivo della semplificazione!) ed è ammessa qualche deroga nel caso di manager che hanno un ottimo curriculum ma nessuna esperienza nel settore oggetto della selezione pubblica.
  5. Invocando le difficoltà di bilancio e l’esigenza di riorganizzare in modo radicale il sito web istituzionale, tanto da ritenere ingiustificati nuovi investimenti per l’implementazione delle informazioni in esso contenute, si può anche evitare di rendere pubblici i dettagli dell’operazione “trasparenza” mettendo sul sito soltanto il “piano delle performance” (che suona bene ed è moderno).
Conclusione: si lavora tanto e di più per fare una nuova cosa inutile. Con buona pace per i cittadini che hanno creduto agli show del Ministro Brunetta.
Il Servizio Sanitario Nazionale non fa differenza.
Basta provare a navigare sul web per cercare dati sul personale incaricato dei controlli per la sicurezza alimentare e per avere qualche notizia sulla quantità di forze messe in campo per tutelare la salute dei consumatori: i dati più recenti si riferiscono al 2006 e sono riportati nella banca dati del servizio sanitario nazionale (http://www.salute.gov.it/servizio/sezSis.jsp?label=usl).
Naturalmente non bisogna pretendere il riparto per aree funzionali dei Servizi Veterinari o la quantità di medici o di tecnici della prevenzione che operano nei Servizi di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN). Eppure sarebbe utile sapere quante energie dedichiamo ai controlli, quanto ci costano e quali risultati si ottengono.
Ma anche su questo l’internauta più incallito avrebbe qualche difficoltà.
Sul sito del Ministero della Salute è disponibile l’ultima relazione annuale relativa al piano integrato del 2009 (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1337_allegato.pdf), un documento di 558 pagine fatto per sbalordire il lettore con una montagna di dati che attestano l’efficienza del sistema e, per qualche settore, anche qualche informazione sulle “non conformità rilevate”.
E’ molto facile capire quanti campioni sono stati prelevati e quante analisi sono state fatte; in qualche tabella c’è anche indicazione sul numero di irregolarità generiche riscontrate ma è praticamente impossibile ricavare qualche dato sulla quantità e distribuzione dei campioni positivi per microinquinanti ambientali, per i batteri patogeni più noti o per sostanze ad azione anabolizzante.
Tra avere 558 pagine di dati e di informazioni di difficile lettura e non averne è senz’altro meglio la prima delle due ma bisognerebbe essere molto più cauti nel parlare di trasparenza e di semplificazione nei piani delle performances.
Per chi avesse voglia di approfondire il tema, il piano delle performances del Ministero della Salute 2011-2013, disponibile su http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1482_allegato.pdf,  assegna al Dipartimento di sanità pubblica veterinaria, nutrizione e sicurezza alimenti i seguenti obiettivi strategici:
  1. Ottimizzazione delle attività di coordinamento finalizzate alla tutela della salute alimentare.
  2. Rafforzamento della sorveglianza epidemiologica
  3. Attivazione delle procedure finalizzate all'attuazione della delega di cui all'art. 2 della L.n.183 del 4/11/10 per la riorganizzazione degli II.ZZ.SS .
La Direzione Generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione concorre a realizzare il primo obiettivi strategico con i seguenti obiettivi operativi:
  1. Realizzazione della mappatura del territorio nazionale in relazione alla presenza di contaminanti ambientali e al loro possibile passaggio nella catena alimentare (prodotti di origine animale).
  2. Realizzazione della mappatura del territorio nazionale in relazione alla presenza di contaminanti ambientali e al loro possibile passaggio nella catena alimentare (prodotti di origine non animale).
  3. Predisposizione di un documento di indirizzo relativo al miglioramento della qualità nutrizionali degli alimenti in commercio o somministrati nei pubblici esercizi o nelle mense pubbliche e private, al fine di migliorare lo stato nutrizionale della popolazione infantile, contrastare l'aumento di sovrappeso e obesità, e più in generale delle patologie croniche degenerative
  4. Potenziamento della valutazione della presenza dei principali contaminanti ambientali che possono incidere nella catena alimentare
La Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario concorre ad attuare l’obiettivo strategico del “Rafforzamento della sorveglianza epidemiologica” con i seguenti obiettivi operativi:
  1. Indagine sulla circolazione del virus della West Nile sul territorio nazionale nelle aree diverse da quelle già individuate nel Piano nazionale di sorveglianza
  2. Verifica dell'efficacia della vaccinazione antirabbica delle volpi selvatiche nelle regioni del Nord est d'Italia
Tralasciando ogni commento sulla scelta degli obiettivi strategici ed operativi e sulla loro formulazione. resta aperto l’interrogativo sulla quantità e sulla qualità delle forze in campo, sulle risorse che si prevede di impiegare, sui dati che hanno suggerito la scelta di questi obiettivi e sui  risultati che si potranno avere.
Sembra di poter dire che la percezione della “sicurezza alimentare” è ancora molto lontana dalla realtà: i consumatori speravano di trovare sui siti web alla voce “operazione trasparenza” qualche informazione sulla distribuzione di microinquinanti nei prodotti agroalimentari mentre si scopre, leggendo gli obiettivi operativi del Ministero della Salute, che non abbiamo ancora conoscenza di questi rischi e che dobbiamo ancora “mappare” il territorio nazionale.
Ma quando il giornalista chiede agli “esperti” se ci si debba preoccupare o meno per questo o quell’inquinante ambientale la risposta è sempre rassicurante: non ci sono rischi per i consumatori.

Luigi Einaudi, nelle sue “Prediche inutili”, (Einaudi, Torino, 1964, p.3.) diceva che è necessario “conoscere per deliberare”.

Gianfranco Corgiat Loia

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