Il 21 giugno 2011 potrebbe diventare una data “storica” per le produzioni agroalimentari di qualità dell’Unione Europea.
La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha finalmente dato il “via libera” alla proposta di regolamento comunitario sui regimi di qualità dei prodotti agricoli: ora non resta che attendere la votazione nella seduta plenaria del Consiglio prevista per il mese di settembre.
Il cosiddetto “pacchetto qualità” ha il duplice obiettivo di garantire:
1) la qualità ai consumatori
2) una equa remunerazione agli agricoltori.
La proposta di regolamento approvata dalla Commissione racchiude un insieme di misure che, per la prima volta, affrontano in modo globale:
1) i regimi di certificazione,
2) le indicazioni che conferiscono valore aggiunto alle proprietà dei prodotti agricoli
3) le norme di commercializzazione.
Si tratta di un nuovo “testo unico” che tenta di riunire tutti gli aspetti legati alla qualità: dal rispetto di norme minime fino alla disciplina dei prodotti più specifici.
Dacian Ciolos, commissario per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale, ha affermato che "La forza della produzione agricola europea è data dalla sua diversità, dalle conoscenze tecniche degli agricoltori e dalle caratteristiche del suolo e dei territori di produzione" e che “gli agricoltori, che avvertono la pressione della crisi economica e della concentrazione del potere contrattuale nel settore della distribuzione e il peso della concorrenza mondiale, hanno bisogno di strumenti che consentano loro di comunicare ai consumatori le qualità dei propri prodotti. Il pacchetto qualità costituisce il primo passo verso la realizzazione di un settore agricolo più forte e più dinamico e sarà seguito da altre iniziative."
I principali punti che caratterizzano la nuova proposta di regolamento sui regimi di qualità dei possono essere così sintetizzati:
1) rafforzamento del regime di riferimento per le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette (DOP e IGP);
2) revisione del regime per le specialità tradizionali garantite (STG)
3) definizione di un nuovo contesto per la creazione di indicazioni facoltative di qualità che forniscano ai consumatori informazioni sempre più richieste, come "allevati all'aperto" e "prima spremitura a freddo";
4) proposta volta a semplificare l'adozione, da parte della Commissione, di norme di commercializzazione, inclusa la competenza di estendere l'obbligo dell'indicazione in etichetta del luogo di produzione, in funzione delle specificità di ciascun settore agricolo;
5) nuovi orientamenti sulle buone pratiche applicabili ai sistemi di certificazione volontaria e all'etichettatura dei prodotti che utilizzano indicazioni geografiche come ingredienti.
Il pacchetto qualità potrebbe essere il primo passo verso la riforma della politica europea di qualità dei prodotti agricoli e rappresenta la sintesi di tre anni di vaste consultazioni con la partecipazione di tutti i soggetti interessati.
La Commissione ha già annunciato l’intenzione di analizzare con maggiore attenzione sia i problemi incontrati dai piccoli produttori per partecipare ai sistemi di qualità sia le difficoltà di commercializzazione dei prodotti di montagna rappresentate da numerosi piccoli produttori.
Questa prima proposta legislativa della Commissione è rivolta a rafforzare i regimi di qualità esistenti nell'Unione in materia di indicazioni geografiche, specialità tradizionali e indicazioni facoltative di qualità riunendoli in un unico strumento legislativo. E’ prevista una procedura di registrazione comune, semplificata e abbreviata, per le indicazioni geografiche e le specialità tradizionali, e sono previste disposizioni più chiare sulle relazioni fra i marchi commerciali e le indicazioni geografiche, sul ruolo delle associazioni richiedenti e sulla definizione di "specialità tradizionale garantita".
Le norme settoriali di commercializzazione vigenti continueranno ad esistere ma in futuro potranno essere razionalizzate in modo più coerente grazie ad un meccanismo uniforme che prevede una delega di poteri alla Commissione conformemente al trattato di Lisbona.
La bozza di regolamento esprime anche un orientamento sul funzionamento dei regimi facoltativi di certificazione dei prodotti agricoli e alimentari rivolto ad evidenziare le migliori pratiche relative al funzionamento delle centinaia di sistemi di certificazione volontari sviluppatisi nel corso dell'ultimo decennio.
"Abbiamo rafforzato una delle principali leve competitive del nostro sistema agroalimentare. Rispetto alla proposta iniziale dell'Esecutivo” - ha affermato Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
De Castro ha poi sottolineato alcuni temi:
- la programmazione produttiva definendola "uno strumento in grado di gestire e programmare i volumi produttivi dei prodotti di qualità nel rispetto delle regole del libero mercato".
- le denominazioni Stg registrate senza riserva del nome in base alla normativa vigente "per le quali - ha precisato il presidente - abbiamo introdotto la possibilità di modifica della denominazione con un nome suscettibile di registrazione e il successivo inserimento nel nuovo registro comunitario".
- la maggiore efficacia delle misure amministrative e giudiziarie per la protezione dei prodotti di qualità da imitazioni, usurpazioni ed evocazioni.
Soddisfazione è stata espressa anche dal mondo della cooperazione, che ha sottolineato l’importanza del recupero della dicitura "prodotti di montagna", marchio che permetterà di valorizzare molte produzioni italiane, e delle rappresentanze sindacali delle aziende agricole che hanno definito la decisione della Commissione come "un'occasione imperdibile di sviluppo per l'Italia, che può contare su un'agricoltura tipica e di qualità con 229 tra Dop, Igp e Stg: più di qualsiasi altro competitor in Unione europea".
In autunno, dopo l’approvazione della proposta da parte del Consiglio, si aprirà una nuova importante stagione per il settore agroalimentare italiano che avrà la possibilità di promuovere e valorizzare il made in Italy ma avrà anche l’obbligo di passare dalla semplice “tradizione orale” dei produttori ad un sistema di certificazione documentato e controllato che, seppure costoso, potrà godere della tutela dell’unione europea e dei finanziamenti del programma di sviluppo rurale.
E’ un aspetto, quest’ultimo, che ha saputo sottolineare bene il Presidente del Consorzio del Gorgonzola, Renato Invernizzi, che ha affermato: "Dopo anni di sollecitazioni e attese si va nella direzione di una protezione definita “ex-officio”, che impegna gli Stati membri della UE a monitorare e a far rispettare nei propri territori le denominazioni protette provenienti da altri Paesi.”
Con questo provvedimento si avvia, di fatto, un sistema di protezione non più basato solo sul lavoro degli Enti di tutela che cercano di contrastare le frodi e le contraffazioni, ma fondato su un obbligo di intervento degli stessi Stati Membri, in una logica di reciprocità e, quindi, di vera “Unione Europea”.
Gianfranco Corgiat Loia
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