La prima notizia positiva è che, nonostante il clima di austerità dei bilanci pubblici, compreso quello dell’Unione Europea, la proposta per il periodo 2014/2020 è ambiziosa ma realistica ed individua alcune nuove priorità come le infrastrutture transnazionali per l'energia e i trasporti, ricerca e sviluppo, istruzione e cultura, sicurezza alle frontiere esterne e rafforzamento delle relazioni con i Paesi asiatici ed africani confinanti.
Sebbene l’Agricoltura continui a pesare sul bilancio europeo per oltre il 40% il finanziamento complessivo corrisponde ad appena l’1% della somma dei redditi nazionali lordi di tutti i Paesi dell’UE, ovvero a poco più di 1000 miliardi di euro per il periodo 2014/2020.
Ma vediamo più nel dettaglio la proposta.
Crescita e occupazione
E’ previsto un nuovo fondo (Connecting Europe Facility) che servirà ad accrescere il valore paneuropeo dei progetti infrastrutturali. Il nuovo meccanismo, che potrà contare su un finanziamento “fuori bilancio” di 40 miliardi di euro (+10 miliardi del Fondo di Coesione), consentirà di dare attuazione ad alcuni importanti progetti di interconnessione nel settore dei trasporti, dell'energia e delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione. In quest’ambito sono previsti strumenti finanziari innovativi per garantire investimenti più rapidi e consistenti di quelli realizzabili con il solo sostegno pubblico (obbligazioni europee).
Per la coesione economica, sociale e territoriale verrebbero stanziati 376 miliardi di euro per l'intero periodo di programmazione e con un più stretto collegamento con gli obiettivi della strategia Europa 2020 (nel bilancio 2007/2013 erano 347 miliardi).
Sarà introdotta una nuova categoria di "regioni di transizione" con il PIL compreso tra il 75-90% che, per l'Italia, includerà Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Molise.
Le indicazioni sulla ripartizione dello stanziamento complessivo prevedono l’assegnazione di:
- 162,6 miliardi di euro per la cosiddetta “convergenza” (attualmente 283,3 miliardi),
- 38,9 per la “transizione”
- 53,1 per la “competitività” (attualmente 55 miliardi),
- 11,7 per la “cooperazione” (attualmente 9 miliardi)
- 68,7 per il “fondo di coesione” (attualmente 70 miliardi).
Nuove norme sulla cosiddetta “condizionalità” (requisiti legali obbligatori) assicureranno il raggiungimento degli obiettivi di “Europa 2020” ed il corretto utilizzo delle risorse disponibili.
La proposta prevede che nelle regioni interessate dall’obiettivo “competitività” le risorse dovranno essere concentrate sulle priorità dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili, della competitività e dell’innovazione delle PMI.
La Commissione propone inoltre di potenziare i programmi di istruzione e formazione professionale e gli investimenti sui giovani per il rilancio dell'economia. Su questo versante è previsto un programma integrato (sviluppo competenze e mobilità) che potrà disporre di 15,2 miliardi di euro. Altri 1,6 miliardi di euro saranno destinati alla cultura.
80 miliardi di euro sono riservati alla strategia europea comune “Orizzonte 2020” rivolta a rilanciare la competitività dell'Unione su scala mondiale e favorire la creazione di posti di lavoro e di nuove idee per il futuro. L’obiettivo è il “defrag”, ovvero porre fine alla frammentazione degli interventi e fare in modo che i progetti finanziati dall'Unione siano più complementari con gli impegni nazionali e meglio coordinati.
L'approccio è diverso rispetto al vecchio programma perché calibrato sulle grandi sfide che l'Europa deve affrontare e non più sui singoli strumenti.
I dettagli del programma “Orizzonte 2020” saranno disponibili entro novembre 2011.
Innovazione in agricoltura e agroambiente
La proposta della Commissione riconosce l’importanza strategica dell’agricoltura non soltanto come settore economico produttivo che ha bisogno di sostegno per compensare la lenta remunerazione dei capitali investiti ma anche come settore che produce “beni pubblici” indispensabili per lo sviluppo di altre attività economiche come il Turismo e che concorrono a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente (sviluppo delle comunità rurali, tipicità e tradizione, sicurezza e qualità alimentare ecc).
Su questi temi saranno tuttavia disponibili soltanto 371,72 miliardi di euro rispetto ai 416 miliardi dell’attuale bilancio 2007/2013.
Il 30% del sostegno diretto agli agricoltori sarà erogato a condizione che le aziende adottino comportamenti virtuosi in campo ambientale (qualità dell’aria, conservazione e miglioramento della fertilità dei suoli, risparmio idrico e qualità dell’acqua).
Forse a parziale compensazione del minore stanziamento è previsto che gli agricoltori possano concorrere anche all’utilizzo delle risorse stanziate per il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione.
“Clima” ed “Ambiente” rappresentano due obiettivi strategici collegati a tutti gli ambiti di intervento. La Commissione propone di integrare le varie politiche europee e nazionali con l’obiettivo di portare la percentuale di spesa per il clima ad almeno il 20%.
La discussione sul riparto dello stanziamento per la politica agricola comune tra primo (aiuti diretti) e secondo pilastro (sviluppo rurale) non è ancora del tutto finita, anche se la proposta prevede 281,8 miliardi per il primo pilastro e 89,9 miliardi per lo sviluppo rurale.
Lo stanziamento di 371,72 miliardi sarà integrato da ulteriori 15.2 miliardi di euro così ripartiti:
- 4.5 miliardi per ricerca e innovazione nella sicurezza alimentare, bio-economia e agricoltura sostenibile
- 2.2 miliardi per la sicurezza alimentare
- 2.5 miliardi per il supporto alimentare alle persone deprivate
- 3.5 miliardi in una nuova riserva per le crisi nel settore agricolo
- Fino a 2.5 miliardi per il fondo europeo per la globalizzazione
Sicurezza
4,1 miliardi di euro sono investiti per la lotta alla criminalità e al terrorismo e 3,4 miliardi di euro nelle politiche di migrazione e asilo politico, cruciali per la competitività e la coesione sociale dell'Unione. Entrambi i fondi potranno essere utilizzati anche per collaborazioni con i paesi terzi per politiche di salvaguardia europea.
L’ Europa nel mondo
Un'attenzione particolare viene riservata alla relazioni esterne con una previsione di stanziamento di 70,2 miliardi di euro per il periodo 2014/2020.
16 miliardi di euro potrebbero essere destinati a sviluppare ed attuare politiche “di buon vicinato” con i Paesi terzi confinanti cercando di promuovere in queste aree la democrazia e lo sviluppo economico.
Il sostegno allo sviluppo della coooperazione internazionale (DCI) nei Paesi più poveri nel mondo potrebbe contare, secondo la Commissione, su uno stanziamento di circa 21 miliardi di euro
I ritocchi sulle entrate.
Il bilancio UE non aumenta ma si consolida e alla diminuzione dei contributi degli Stati membri si farà fronte con nuove risorse proprie derivanti da una nuova imposta sulle transazioni finanziarie e da una nuova IVA “modernizzata” che sostituirà l’attuale gettito basato su una percentuale dell'IVA nazionale riscossa dagli Stati membri.
I costi amministrativi
La spesa amministrativa rappresenta oggi il 5,7% del bilancio totale dell'Unione. La proposta della Commissione non prevede l’aumento della spesa amministrativa per il prossimo esercizio finanziario poiché prevede di risparmiare 5 mialirdi di euro entro il 2020 apportando alcune modifiche allo statuto dei funzionari dell'Unione europea.
I tempi.
La proposta “di massima” della Commissione sarà seguita, entro l’anno in corso, da proposte finanziarie più specifiche per ciascun settore e, visto che il Parlamento aveva dato indicazione alla Commissione di mantenere per la Pac post 2013 almeno le stesse risorse attuali, si prevede una lunga fase di negoziazione rivolta a recuperare i mezzi adeguati per finanziare completamente la riforma della Pac e per assicurare, quindi, la competitività delle aziende agricole, la sostenibilità della produzione e le aspettative degli agricoltori, delle aree rurali e dei consumatori europei.
Resta da risolvere il problema relativo alla rigidità (anche economico finanziaria) dei programmi dell’Unione Europea che, avendo un orizzonte di sette anni, non consentono di affrontare con elasticità e dinamismo le crisi globali o settoriali che non hanno, come noto, un andamento ciclico coerente con gli attuali strumenti di programmazione.
Ma questo è un altro capitolo e sarà necessario, prima, trovare un accordo sul significato della parola “crisi” e sui parametri tecnici ed economici per misurarla e documentarla, tenendo presente che la maggior parte delle crisi sono opera dell’uomo e non di un imperscrutabile destino.
Gianfranco Corgiat Loia
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