Obiettivo e contenuti del “testo unico” sulla sicurezza alimentare sono già stati esaminati in modo approfondito nel precedente post del 20 maggio “codice alimentare:un’occasione sprecata?”.
Come era prevedibile, il testo presentato al Consiglio dei Ministri non sarà approvato nei termini previsti dalla delega del Parlamento (29 luglio 2011): non per questioni di tempo o di scadenze ma per profonde divergenze sui contenuti del provvedimento.
Le distanze tra Sanità e Agricoltura sembrano, per il momento, incolmabili.
Le esigenze di razionalizzare gli interventi di controllo ufficiale e di allineare metodologie e strumenti agli indirizzi comunitari sono state espresse nel documento proposto all’approvazione da un gruppo di esperti di “area sanitaria” e non sembrano tenere conto delle esigenze espresse dal Ministero dell’Agricoltura.
Si poteva pensare ad una bocciatura del provvedimento per l’eccessivo orientamento alla depenalizzazione dei reati alimentari (abrogazione della Legge 283/62) che già negli anni scorsi aveva sollevato dure critiche da parte della Magistratura e delle Organizzazioni dei Consumatori al punto da suggerire lo slittamento dell’iter di approvazione. Invece no; la discussione si è concentrata su due altri punti:
- l’insufficiente analisi dei costi di un sistema informativo per la sicurezza alimentare che avrebbero potuto determinare un incremento della spesa pubblica in questo momento di difficile gestione finanziaria;
- l’insistenza dell’Agricoltura nel proporre l’aggiunta del Corpo Forestale dello Stato come Organo di controllo per la sicurezza alimentare.
E’ un nuovo segnale della crisi del “sistema dei controlli” che mette in evidenza la necessità di cambiamenti nell’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale e nel sistema di relazioni tra la sanità pubblica e sistema economico produttivo.
L’appartenenza dei veterinari e dei medici igienisti al Servizio Sanitario Nazionale e la loro indipendenza dall’Agricoltura e dall’Industria sono stati, nel passato, argomenti forti per rivendicare la specificità del “sistema Italia” nel panorama europeo e potrebbero anche continuare ad esserlo, ad alcune condizioni:
- indipendenza non significa “estraneità” e non può essere di ostacolo allo sviluppo di politiche di sostegno e di sviluppo dell’economia agro-industriale del nostro Paese. Il conflitto di interessi può essere scongiurato anche con strumenti organizzativi interni al sistema, senza innalzare barriere precostituite tra produzione e controlli.
- specializzazione tecnica non significa irrigidimento delle organizzazioni e sviluppo di carriere interne: va recuperata una dimensione unitaria del sistema di controllo, con maggiore mobilità delle risorse disponibili;
- la qualità e l’efficacia del sistema deve essere percettibile: per quale ragione si dovrebbe scegliere un sistema di controllo più complesso e, probabilmente, più costoso se i risultati per la sicurezza dei consumatori non si differenziano in modo visibile da quelli ottenuti in altri Paesi dell’UE con organizzazioni di controllo meno costose?
- L’obiettivo del Paese deve essere chiaro: tutela dei consumatori, non delle corporazioni.
- occorre superare le rivalità ed i conflitti tra “tutela della salute” e “tutela della qualità della vita”, ovvero, tra sicurezza alimentare e qualità agroalimentare. Il conflitto tra Sanità ed Agricoltura su questo tema è assurdo ed anacronistico: tenere in piedi o, addirittura rafforzare, due sistemi di controllo che hanno molti punti di intersezione è ingiustificabile sia per le esigenze di risanamento e contenimento della spesa pubblica sia per i destinatari dei controlli che subiscono ispezioni doppie, sovrapposte e spesso contrastanti.
Ma la ragione principale della bocciatura del Codice Alimentare sembra invece essere dovuta proprio a quest’ultimo punto.
Sarà difficile uscire da queste sabbie mobili in cui si mescolano e si confondono sacrosante esigenze di semplificazione e di riorganizzazione del sistema dei controlli con rivendicazioni corporative e tendenza di prevaricazione tra strutture pubbliche che dovrebbero concorrere al raggiungimento dell’ stesso obiettivo: la tutela dei diritti dei consumatori e dei produttori con la massima efficacia ed il minimo costo.
Gianfranco Corgiat Loia
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