venerdì 22 luglio 2011

OGM: un prudente passo indietro del Parlamento europeo.

I primi di luglio il Parlamento Europeo ha votato, a larga maggioranza, la possibilità di lasciare agli Stati Membri la possibilità di limitare o vietare la coltivazione di OGM nei loro territori. Un duro colpo per le multinazionali del biotech che si apprestavano a riscuotere i frutti di una politica centralizzata che fino a qualche giorno fa non lasciava spazi di manovra ai singoli Paesi costringendoli a motivare tecnicamente e scientificamente il rifiuto ad autorizzare coltivazioni OGM sui loro territori.
I media hanno accolto questa decisione riproponendo la spaccatura che da sempre caratterizza il dibattito sugli OGM:  da una parte i giornali che si occupano di economia e le organizzazioni che rappresentano l’agricoltura industriale e dall’altra il mondo ecologista, i gaudenti del gusto, le rappresentanze delle piccole e medie imprese agricole.
Non sono ammesse sfumature. Come quando si deve scegliere tra Juve e Toro o, nel passato, tra Coppi e Bartali. Gli italiani sono da sempre passionali.
Un’ANSA del 20 LUG ha pubblicato i dati messi a disposizione dalla Barilla Center for Food Nutrition http://www.barillacfn.com/, subito ripresi dalla maggior parte dei giornali che hanno dato spazio alla notizia.
Gli OGM stanno guadagnando terreno ma, per ora, il 96% dei 148 milioni di ettari coltivati ad OGM nel mondo sarebbe concentrato in 10 Paesi. L’Europa concorre a produrre una parte del restante 4% in Germania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Spagna e Svezia.
Nel 2010 le superfici coltivate a OGM in tutta Europa avrebbero raggiunto i 100.000 ettari. Meno della superficie coltivata a riso in Piemonte.
L’agricoltura biotech ha maggiormente attecchito negli Stati Uniti, dove le colture OGM sono circa il 70% della superficie agricola utilizzata, in Brasile (25% della superficie) ed in Argentina (circa il 23%) ma numeri importanti si registrano anche in India (quasi il 10%) e in Canada (9%). Gli OGM hanno cominciato ad invadere anche la Cina, il Pakistan ed altri Paesi “in via di sviluppo”.
La posizione del Parlamento Europeo è importante perché traduce formalmente, in modo ufficiale,  lo scetticismo dell’opinione pubblica europea registrato da Eurobarometro nel 2010 ed ulteriormente accresciuto nel 2011.
La resistenza del Parlamento Europeo alle pressioni delle potenti Lobbies internazionali del biotech è un buon segnale di salute della democrazia europea. Discutere è sempre utile e salutare ma in democrazia vale il principio che “la maggioranza vince” e la maggioranza dei cittadini europei ha già manifestato da tempo la sua contrarietà all’agricoltura biotech.
Per la verità le biotecnologie in ambito agricolo potrebbero anche essere viste favorevolmente se gli obiettivi legati al loro impiego non si traducessero semplicemente nella possibilità di poter impiegare liberamente gli erbicidi sistemici o nell’arricchimento di pochi industriali ai danni dell’intera collettività.
Il Parlamento Europeo si è spinto oltre la proposta della Commissione ed ha ampliato i motivi che gli Stati membri possono addurre per vietare la coltivazione di Ogm sui propri territori. La lista è lunga e si va dai motivi di carattere ambientale (resistenza agli antiparassitari, preservazione della biodiversità, mancanza di dati sulle potenziali conseguenze negative per l’ambiente) ai motivi di carattere socio-economico (impossibilità di attuare misure di coesistenza idonee a proteggere l’agricoltura convenzionale o biologica dai rischi di contaminazione con Ogm).
Vista la crescente attenzione per l’agroambiente nella politica agricola comunitaria (PAC) il Parlamento europeo ha ritenuto di dover porre l’accento sull’obbligo di adottare misure per prevenire la contaminazione dell’agricoltura convenzionale o biologica da colture GM nei Paesi che decideranno di autorizzare la coltivazione di OGM. I responsabili di eventuali incidenti dovranno essere condannati al risarcimento dei danni.
La decisione del Parlamento europeo è importante anche perché pone fine all’utilizzo improprio dell’Agenzia per la Sicurezza Alimentare (EFSA) i cui pareri sul rischio per la sicurezza alimentare sono stati utilizzati anche per spianare la strada su rilevanti questioni di carattere ambientale che esulano dalle funzioni e dalle competenze dell’Agenzia.
In altri termini, l’assenza di rischio per i consumatori potrà essere uno degli elementi di valutazione (e non l’unico) per decidere se autorizzare o meno l’impiego di OGM: in Italia, culla di tradizioni enogastronomiche invidiate da tutto il mondo, le valutazioni sull’impatto ambientale ed i riflessi socio economici prevarranno senza dubbio sulle valutazioni riguardanti il rischio alimentare.      
Ora che gli Stati Membri hanno maggiore discrezionalità sul tema degli OGM si potrebbe anche affrontare una discussione serena sullo sviluppo delle biotecnologie in agricoltura.
La proposta di finanziamento della futura PAC (2014-2020) contiene molti spunti (e vincoli) sulla tutela dell’ambiente, sulla qualità dell’aria, dei suoli e dell’acqua, sul risparmio idrico ecc. ed è prevedibile, oltre che auspicabile, che l’eco agricoltura possa essere la soluzione migliore per le coltivazioni locali, per preservare la biodiversità e per ottenere prodotti agroalimentari di qualità. 
Al di là delle ideologie potrebbe esser giunta l’ora di affrontare questioni sinora trascurate rispondendo ad alcuni interrogativi:
  1. perché considerare alla stessa stregua una pianta che è stata progettata per resistere ai diserbanti  ed una che – senza bisogno di interventi chimici sui campi - è in grado di resistere a parassiti o di consumare meno acqua?
  2. Perché il patrimonio genetico di una pianta non può essere integrato con quello di altri vegetali per colmare deficit nutritivi di popolazioni con ridotte possibilità di aderire a diete varie ed equilibrate?
  3. Perché mettere sullo stesso piano la combinazione di DNA di un vegetale con quello di altri vegetali e la manipolazione di geni di insetti o di altri animali? Almeno sotto il profilo etico c’è una bella differenza!
L’eventuale accettazione degli OGM non può tuttavia prescindere dalla regolamentazione dei diritti di proprietà intellettuale che oggi limitano in modo inaccettabile la circolazione delle conoscenze. Coloro che accusano il Parlamento Europeo di aver rallentato o addirittura bloccato la ricerca nel campo delle biotecnologie sono quasi sempre gli stessi che tengono nel cassetto i risultati delle loro ricerche o che brevettando pezzi della natura (il DNA) impediscono ad altri di sviluppare l’attività di ricerca.
Forse in futuro si potranno anche utilizzare “OGM buoni” (si fanno le guerre giuste!) per sfamare i poveri del mondo ma i filantropi che lo affermano non devono scordarsi della regola inossidabile  che  regola i mercati: la merce va dove la gente ha soldi per pagarla.
E i poveri….
Gianfranco Corgiat Loia  

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