mercoledì 3 agosto 2011

Farm Bill: la “PAC” americana


Il sistema agro-alimentare americano, come quello europeo, risponde alle regole della programmazione e della revisione periodica: ogni sette anni la PAC ed ogni cinque anni il “Farm Bill”.
Una complicata legge federale che, con scarso coinvolgimento e partecipazione della popolazione, stabilisce le regole del sistema agro-alimentare americano che, per importanza e dimensioni economiche, interagisce inevitabilmente con i sistemi agroalimentari di tutto il mondo.

Il Farm Bill contiene politiche anche molto diverse che, come accade nei programmi di sviluppo rurale dei Paesi europei, hanno implicazioni sulla nutrizione, sui programmi di conservazione ambientale e sulla spesa federale agricola che ha assorbito, nel 2010, un importo pari a 96,3 miliardi di dollari.
La scelta di distribuire sussidi ad alcune colture e non ad altre può essere vantaggiosa o cruciale per gli agricoltori di molta parte del mondo che possono essere schiacciati dalla concorrenza dei bassi prezzi (perché “drogati” dall’interevento pubblico) delle materie prime agricole esportate dagli Stati uniti ma ci possono essere anche importanti riflessi sulle politiche della salute che, come è noto, è fortemente influenzata dalle scelte nutrizionali e dall’educazione alimentare.
Nel 2007, ad esempio, più di trecento medici hanno chiesto di votare, con scarso successo, un «Farm Bill per la salute» partendo dalla considerazione che gli americani spendono mediamente1,8 trilioni di dollari (circa il 5 per cento del reddito nazionale) per il trattamento di malattie cardiache, cancro e diabete, malattie croniche e che il consumo regolare di frutta e di verdura può aiutare a prevenirle e a trattarle.
Ma a conti fatti risulta che i sussidi del Farm Bill continuino ad andare in tutt’altra direzione, ovvero alla produzione di carboidrati, grassi e proteine che gli americani consumano in modo particolarmente disinvolto ed eccessivo.
Gli americani prediligono gli alimenti facilmente reperibili, pratici e di basso costo: tre caratteristiche che non sembrano andare d’accordo con la frutta fresca e la verdura.
C’è poco da fare, mangiare male, grasso e calorico piace di più e costa meno.
E’ difficile spiegare come mai un sofisticato prodotto industriale composto da molti ingredienti ed elaborato per mezzo di costose tecnologie possa costare meno di un prodotto naturale raccolto dalla terra ma è così e la distribuzione dei sussidi pubblici è parte in causa perché può orientare il mercato dei consumi alimentari.
Gli americani conoscono bene le regole della buona nutrizione ma, parodiando Woody Allen, resistono a tutto, tranne alle tentazioni.
In questo scenario contraddittorio che ingloba aggressività economica e debolezza culturale e sociale l’America continua a destinare la quasi totalità dei sussidi del Farm Bill alla produzione di mais, soia e grano (il resto al cotone e al riso), tre ingredienti base della ben nota “merendina”.
Contrariamente a quanto ha fatto l’Europa negli ultimi decenni con il sistema delle quote di produzione rivolte a ridimensionare il fenomeno delle eccedenze, il Farm Bill americano ha incoraggiato la sovrapproduzione di alcune derrate invadendo il mercato interno ed i mercati mondiali di “zuccheri aggiunti” (corn-syrop derivato anche dal mais), “grassi aggiunti” (ottenuti dalla soia), carne e latte a buon mercato e di pessima qualità.
Ai frutticoltori ed gli orticoltori sono andate soltanto le briciole e così il prezzo degli alimenti più sani è cresciuto a dismisura rispetto a quello delle bevande gassate e del cosiddetto “Junk food” o “cibo spazzatura”.
Mentre l’Europa è accusata di distribuire sussidi agricoli “a pioggia” risulta che l 62% degli agricoltori americani non riceva alcun sussidio e che il 10% delle aziende agricole raccolga il 74% dei fondi pubblici.
Mentre gli aiuti diretti del primo pilastro della PAC europea sono “spalmati” su un grande numero di aziende agricole in base ai titoli di proprietà o di conduzione dei fondi (per questo motivo la Regina d’Inghilterra risulta essere la maggiore beneficiaria della PAC!), i fondi federali americani dovrebbero essere destinati soltanto a chi effettivamente lavora la terra ma ….tra il dire e il fare… si legge che nel 2010 ben 90 mila proprietari terrieri “assenti”, residenti in oltre 350 città americane abbiano beneficiato di risorse del Farm Bill senza piegare la schiena e senza spostare una zolla di terra.
Il sistema degli incentivi del Farm Bill stimola modelli produttivi intensivi e l’uso esteso di fertilizzanti e pesticidi ha generato e continua a generare conseguenze negative sull’ambiente e sulla falda acquifera.
In questi giorni la stampa internazionale ha gli occhi puntati sulle decisioni urgenti che il presidente Obama (prima di tutto il Congresso) deve assumere per ridurre l’esorbitante debito federale
E’ molto probabile che i primi a saltare siano i sussidi destinati ai progetti nutrizionali, alla qualità alimentare, alla protezione dell’ambiente, del suolo e dell’acqua. Difficilmente si toccheranno i sussidi destinati alla coltivazione intensiva di mais o soia ogm.
Tutto ciò è possibile perché soltanto il 2% dei cittadini americani è impegnato direttamente in agricoltura e la maggior parte della popolazione dimostra uno scarso interesse per questi temi.
Una attenzione particolare merita il settore lattiero caseario, visto che l’Europa si accinge ad abbandonate il sistema delle quote con l’avvio del nuovo periodo di programmazione 2014-2020.
L’allevamento delle vacche da latte in Usa sta attraversando un momento molto difficile. A causa del crollo dei prezzi alla produzione le entrate delle imprese agricole si sono ridotte di oltre il 40%.
Ora, per contribuire al rilancio del settore, l’America pensa di varare un sistema di controllo sui livelli di produzione molto simile al sistema delle quote latte che l’Europa sta pensando di abbandonare.
L’obiettivo è duplice:
  1. stabilizzare il prezzo del latte e bloccare la diminuzione del numero delle stalle in attività (la riduzione è stata del 50% nel trascorso decennio);
  2. fissare un massimale di produzione a livello aziendale con un prezzo di cessione prestabilito. Sugli eccessi di produzione si verrà ad applicare un prelievo, il cui gettito dovrebbe andare ad alimentare un fondo destinato alla ristrutturazione del settore lattiero-caseario.
Gli agricoltori americani hanno mostrato interesse nei confronti di questa ricetta e si aspettano che il prezzo alla produzione non scenda al di sotto di 35-36 dollari al quintale, il minimo necessario a coprire almeno il costo di produzione.
Ma ancora una volta la discussione sembra concentrarsi sulle proteine animali e sui prodotti derivati. Di frutta e verdura si continua a parlare poco o nulla.
La politica federale, con un diverso Farm Bill, potrebbe promuovere buone pratiche nutrizionali proprio smettendo di incentivare i bassi prezzi del cibo spazzatura. Si potrebbero “salvare più piccioni con una fava”: la salute, l'ambiente e la sopravvivenza dei contadini americani e di quelli del resto del mondo.
Ma la prospettiva di una vertiginosa crescita della popolazione mondiale nei prossimi anni sembra aver già scatenato la corsa per produrre di più e non meglio. Naturalmente con lo spirito filantropico della lotta alla fame nel mondo e non con la gretta motivazione economica che ha determinato l’attuale distribuzione delle ricchezze.
Gianfranco Corgiat Loia